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Sinossi

Album autunnale

Alexey, un giovane russo dall’aspetto compito ed elegante, è follemente innamorato di Madeleine, partita per un paese straniero. Egli dunque si strugge pensando all’amata e s’immerge in un nostalgico mondo solitario fatto di ricordi, ai quali dà corpo costruendo a mano un album di fotografie. Alexey pianifica di fotografare i luoghi, ormai autunnali, dove lui e Violette avevano trascorso l’estate e inviarle per posta il dono, che chiama appunto album autunnale. Questa premessa ci viene illustrata dai discorsi di tre amici di Alexey: Ettore, Dorotea e Terza Amica, che ne parlano con grande trasporto. I tre discutono il dilemma amoroso in questione, nel tentativo di ricostruirne i motivi e il vero significato. Fanno a questo scopo ipotesi alquanto stravaganti sulla reale identità del ragazzo, che possa in qualche modo spiegare perché egli sia tanto innamorato. Per ciascuno dei tre personaggi, Alexey è qualcosa di diverso: un folle, un noioso “Tolstoy”, un omosessuale che si affaccia appena alla sua nuova identità, una sfinge. Tuttavia, nessuno di loro ha un’unica risposta alla domanda chi è Alexey. Ciascuno tende inoltre a cambiare opinione, a seconda di quella espressa dagli altri due, facendo così perdere coerenza alle ipotesi avanzate in precedenza. Questo gioco dura per l’intero atto, fin quando lo stesso Alexey, alzatosi dalla sedia dove era rimasto durate la conversazione dei tre amici, chiede di essere ascoltato. Vorrebbe esprimere il proprio io ai tre amici, vorrebbe spiegare se stesso al pubblico, eppure Ettore, Dorotea e Terza Amica non sembrano interessati: quatti quatti, escono dunque di scena, mentre Alexey inizia a raccontare di sé. Nell’uscire, i tre emettono fastidiosi suoni vocalici che coprono la voce di Alexey. Il giovane innamorato termina così il suo intervento, senza che nessuno lo abbia ascoltato: né gli amici, né il pubblico. Chi è veramente Alexey? Non si trova risposta a questa domanda, forse perché non riusciamo ad ascoltare quello che Alexey rivela o forse, semplicemente, perché una risposta non c’è.

La pièce nasce da un’idea, dall’osservazione di alcuni momenti di vita reale. Centrale è il pensiero esistenziale pirandelliano che riacquisisce ragion d’essere oggi: epoca di un sempre più spiccato decostruttivismo, sia nel pensiero filosofico che nelle arti. Si tratta dell’uomo e delle sue plurime sfaccettature, sfumature, impossibili da sintetizzare in un’unica definizione. Ciascun uomo è ciò che a ciascun altro uomo pare. L’uomo assume ruoli o, se vogliamo, maschere diverse che vengono ininterrottamente reinterpretate da coloro che lo circondano. Il titolo della pièce, Album Autunnale, vuole far eco a questo concetto: l’album è una raccolta di frammenti di vita scelti secondo un criterio soggettivo, che trasmettono un’immagine soggettiva e parziale delle cose, mentre l’autunno è la stagione in cui l’albero assume una grande moltitudine di colori, come fossero sfumature di un io indefinito. Così accade al protagonista della pièce, Alexey. Egli è un noiosissimo “Tolstoy”, troppo emotivo per Dorotea, un giovane omosessuale che si affaccia alla libertà d’espressione per Ettore, un essere enigmatico, estremamente profondo e complesso per Terza Amica. Chi sia veramente Alexey importa poco ai tre curiosi amici, che si rifiutano di ascoltare la versione finale sulla sua identità.

Nella pièce mi sforzo anche di esplorare il travagliato rapporto dell’uomo contemporaneo con l’atto comunicativo dell’ascolto. I tre non vogliono ascoltare la versione di Alexey soprattutto perché non vogliono ascoltare. Il loro parlare, presupporre e fantasticare sull’identità del giovane, è un gioco, non un reale interessamento alla persona. Per questo dunque, la verità – ammesso che ci sia – disturberebbe quel loro divertente “reinventare” Alexey. I tre amici, chiamati amici con una nota d’ironia, sono dei clowneschi antropologi: s’interessano all’uomo per il solo gusto di farlo e non a caso le loro teorie sono spesso incoerenti. In questo modo essi partecipano al tentativo di risolvere il dilemma amoroso di Alexey, ma senza venirne coinvolti.

La tematica presentata nella pièce non è altro che una calca di quanto ha da sempre risvegliato l’interesse degli autori: l’uomo, il suo rapporto con gli altri e col proprio io. Riproporla a teatro oggi ha tuttavia un valore aggiuntivo: è proprio oggi che la nozione di “decostruire”, dunque reinventare la propria identità, ha assunto un’importanza particolare. Mettendo in scena la storia di Alexey in un ambiente camerale, in un limitato arco di tempo, si sottolinea la “piccolezza” e “l’egocentrismo” nel tema trattato, che domina la quotidianità. Nonostante però la propria natura terrena, questa tematica trascende il piccolo, stimolando una più profonda riflessione sull’io.

Heloisa Rojas Gomez

 

 
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